L’attività svolta a cavallo ha l’obiettivo di stimolare positivamente la motricità del soggetto, intesa come programmazione ed esecuzione del movimento. Il movimento infatti, inteso come linguaggio motorio, rappresenta nell’uomo uno strumento di relazione, di conoscenza e di trasformazione della realtà.

Uno degli scopi principali della Riabilitazione Equestre è proprio quello di riportare la persona disabile a superare o annullare la disarmonia creatasi a seguito di una lesione del sistema neuromotorio.

Particolare importanza in questo senso riveste il tipo di moto tridimensionale e sinusoidale del passo del cavallo, che riproduce un pattern di movimento di ampiezza fisiologica che può essere ripetuto per un periodo prolungato, con un ritmo simile a quello che si verifica nel passo dell’uomo normale. (Minetti 1998, a conferma degli studi di Baumann 1979).

Questo parallelismo fra la tridimensionalità del cammino umano e l’andatura del cavallo (per ritmo, qualità e velocità) dà la possibilità a soggetti che non hanno mai camminato o che camminano con schemi scorretti, di trovarsi in una situazione paragonabile a una deambulazione corretta e fisiologica, sperimentandone quindi gli effetti a livello del bacino, del tronco, dei cingoli, degli arti superiori e del capo, con conseguente stimolazione delle reazioni di raddrizzamento e di equilibrio.

Inoltre tramite la Riabilitazione Equestre si opera su parametri quali:

  • schema corporeo: l’andare a cavallo, il diverso modo di articolare il nostro corpo con l’animale e con l’ambiente in cui si opera, favorisce la sintesi di diverse informazioni propriocettive ed esterocettive che insieme potranno sviluppare anche processi di attenzione, memoria e apprendimento.
  • equilibrio e regolazione del tono muscolare: la ritmicità del cavallo favorisce il raggiungimento di una normotonia; nei casi di ipertonia favorisce il rilasciamento, in quelli di ipotonia un rinforzo muscolare. Il lavoro muscolare è simmetrico: i due emisomi trovano le medesime difficoltà ed ogni attività costringe una modulazione armonica del sistema contrazioni – decontrazioni. Si favorisce inoltre il raddrizzamento del capo sul tronco e del tronco sul cingolo pelvico.
  • coordinazione – dissociazione per una guida corretta del cavallo devono essere inibiti alcuni pattern motori , ad esempio una triplice flessione degli arti superiori contrasterebbe con una richiesta di partenza (VIA). Viene stimolata anche la capacità oculo – manuale e lo svincolo dei cingoli.
  • orientamento spazio – temporale: il soggetto a cavallo sperimenta la nozione di grande e piccolo, alto e basso, avanti e dietro, sopra e sotto , vicino o lontano.

Infine va menzionata l’importanza del cavallo in quanto essere vivente, e non solo in quanto strumento terapeutico, che con il suo calore e la sua docilità costituisce un’apertura verso canali di comunicazione nuovi che consentono al soggetto di avere più possibilità di esprimersi.

La Riabilitazione Equestre non è altro che un momento di vita, nonostante sia strutturato in modo da essere educativo e riabilitativo, è un’apertura verso il mondo reale, concreto, caratterizzato da obblighi, da libertà, da amore e dolore, di gratificazioni e frustrazioni: il cavallo e il suo mondo sono una delle prove palpabili di questo contatto.

A differenza di altre terapie la Rieducazione Equestre inoltre si svolge in un luogo non medicalizzato, non vissuto come minaccioso e pericoloso, dove il ruolo passivo del paziente si capovolge sia per la partecipazione da protagonista (richiesta obbligatoriamente dal salire a cavallo), sia perché è l’animale stesso a richiedere disponibilità, cure e attenzioni, contribuendo ad accrescere la sicurezza, l’autostima e il senso di fiducia nelle proprie capacità.